martedì 14 febbraio 2023

Riconoscere le voci degli uccelli: Picchio Verde e Picchio Rosso Maggiore

State girando per il Carso, in una zona in cui il bosco lascia spazio a prati e radure. Potreste perfino essere semplicemente al parco di Miramare. Ad un tratto sentite un verso simile a una pigolante, beffarda risata di note discendenti: "kyyuu-kyuu-kyukyukyu...".  Potrebbe essere il ripetitivo richiamo del Picchio Verde (Picus Virdis), un picchio diffuso praticamente in tutta Italia ed Europa, e stanziale (cioé non migratore, presente tutto l'anno). Questo uccello lungo poco più di una trentina di centimetri rappresenta un pò una eccezione tra i picchi, che di solito cercano il cibo sugli alberi: il nostro verde amico si nutre principalmente sul terreno, di formiche. Il piumaggio è coloratissimo: vertice del capo rosso, parti superiori verdi, groppone giallo. I maschi hanno un mustacchio nero e rosso, mentre nelle femmine è interamente nero. I giovani hanno un piumaggio simile ma interamente macchiato e barrato. Il volo, come spesso accade fra i picchi, è fortemente ondulato, ed alterna momenti di battiti d'ala e planate. Ecco un bel video - rigorosamente non girato da me, tutti i diritti spettano all'autore - in cui un maschio emette il caratteristico richiamo:

Se non conoscete il sito xeno-canto, ve lo presento. Si tratta di un database online nato per condividere e far conoscere i versi degli uccelli - ed anche di altri animali. E' un sito sterminato e fondamentale se si vuole imparare da soli a riconoscere le voci degli uccelli. Il nostro Picchio Verde ha ovviamente la propria pagina: vi linko altri due esempi di richiamo qui e qui.

Un altro verso che vi capiterà di sentire abbastanza spesso nei boschi, grandi parchi e zone alberate è il richiamo del Picchio Rosso Maggiore: un agitato "Cit! Cit! Cik!".  E' la sua voce tipica, che ci consente - assieme al tambureggiamento che opera sui tronchi in primavera - di riconoscerlo anche se non lo vediamo. Linko un altro video non di mia opera in cui potete sentire sia la voce, che il suo tambureggiamento:

Il Picchio Rosso Maggiore (Dendrocopos Major) è lievemente più piccolo del cugino verde, e di solito non supera i 26 cm. Caratterizzato da un piumaggio screziato bianco e nero sul dorso, ventre bianco e macchia rossa sul ventre, si distingue da altri picchi simili per dimensioni e per la presenza di due macchie ovali bianche su sfondo nero sulle "spalle", simili a virgole capovolte. Il maschio ha una macchia rossa sulla nuca, che è interamente nera nelle femmine. E' stanziale in Italia, dove rappresenta la più comune specie di picchio, avvistata anche in giardini e parchi; è visibile nelle zone alberate della città, come il Farneto. Si nutre principalmente di insetti e semi di conifere. Sempre da xeno-canto, eccovi due registrazioni del suo verso e una del tambureggiamento.

lunedì 13 febbraio 2023

Birdwatching: suggerimenti su come iniziare.

Cosa serve per iniziare a praticare birdwatching?

Gabbiano comune

Per praticare il birdwatching ci sono solo due cose davvero fondamentali che contano come attrezzatura:

  • una guida affidabile, cioé un libro che descriva le specie frequentate nella zona di riferimento con immagini e descrizioni di comportamento, habitat e così via. Lo standard al momento è rappresentato dalla "Guida degli uccelli d'Europa, Nord Africa e Vicino Oriente", di Svensson, Mullarney e Zetterstrom (anche conosciuta col nome che l'ha resa celebre nel mondo anglofono, "la Collins"). Potrebbe non essere la scelta più sensata cominciare dalla guida più completa del continente, ma dal mio punto di vista è fatta talmente bene da valerne la pena.
  • un buon binocolo. Gli uccelli selvatici sono, per l'appunto, selvatici: al netto della temerarietà di alcune specie, tendenzialmente vi eviteranno e saranno praticamente sempre troppo lontani per affidare l'identificazione al solo occhio nudo. Purtroppo i prodotti di ottica di precisione tendono a costare (se siete appassionati di fotografia o anche solo se portate gli occhiali lo saprete) e i binocoli migliori hanno costi proibitivi: diffidate dai prodotti che costano poche decine di euro e non spendetene meno di un centinaio per il vostro primo binocolo. Vi risparmierete un pò di fastidi.

Il resto (cannocchiali, treppiedi, macchine fotografiche...) è opzionale, dipende da come si articolerà la vostra passione e non ne avete bisogno per iniziare. Se pensate di praticare durante una camminata nella natura, potrebbe valere la pena evitare i colori particolarmente sgargianti del tipico abbigliamento tecnico da escursione, ed attrezzarvi con gli accorgimenti e le comodità del caso (scarpe adatte, abbigliamento comodo stagionale e così via). 

Ci sono altre tre "cose" di cui da un lato vi consiglio di armarvi, e dall'altro affermo che il birdwatching vi può aiutare a sviluppare. Si tratta di pazienza, attenzione al dettaglio e memoria. Pazienza perché, di certo, le specie più interessanti compariranno non appena avrete lasciato la zona. Attenzione al dettaglio perché il colore della testa, o della zampa, o una diversa intonazione nel canto potrebbero essere determinanti per una corretta identificazione. E la memoria, ovviamente, a rendervi i dettagli che imparerete accessibili: non avrete sempre con voi la guida, o il sito xeno-canto per i richiami.


Dove andare per iniziare a praticare birdwatching (a Trieste)?

Consiglio di cominciare con calma: passeggiate in zone alberate vicino a casa vostra focalizzandosi sulle specie più comuni. 

Focalizzarsi sulle specie più comuni agli inizi serve a crearvi un riferimento. Per esempio, valutare le dimensioni di un animale in natura, e a distanza, non è una capacità scontata. Se conoscete bene delle specie comuni, potrete cominciare a destreggiarvi: "Era più grande di un passero, più piccolo di un piccione, all'incirca come un merlo, ma un piumaggio diverso". Questo non vale solo per le dimensioni: imparando a distinguere un merlo da uno storno, una cinciallegra da una cinciarella, un fringuello maschio da un fringuello femmina getterete le basi della vostra capacità di riconoscimento. Identificare una specie nuova è un pò come un processo diagnostico: si fanno ipotesi e si scartano. Avere dei riferimenti conosciuti da mettere alla prova e scartare è una capacità utilissima.

"Vicino a casa" può essere inteso letteralmente: il Carso è sempre dietro l'angolo dalle nostre parti ovviamente, ma anche in città ci sono diverse zone alberate interessanti, soprattutto se siete dei principianti convinti di non sapere distinguere un merlo da un passero (affermazione che di solito non è vera). Al Giardin Publico Muzio de Tommasini potete osservare merli, passeri, storni, pettirossi, fringuelli, cinciallegre e cinciarelle: specie comuni che potrete spesso osservare da vicino imparando a riconoscerne i tratti distintivi e, perché no, pure i richiami. Nei giardini cittadini o al margine delle aiuole capita di imbattersi in codirossi spazzacamino, ballerine bianche, verdoni, gazze. Al Bosco Farneto - o del Cacciatore, o Boschetto - potrete rimanere "in città" e osservare tutte queste specie ed altre ancora tipiche delle nostre zone boscose: varie specie di picchi, luì, capinere, colombacci, scriccioli, usignoli, rampichini, picchi muratori, ghiandaie e così via. In Val Rosandra (o sul Rilke) aggiungerete alle specie tipiche delle zone boscose ed alberate quelle della landa e delle rupi: passeri solitari, zigoli muciatti, occhiocotti, magari un falco pellegrino ad aumentare il numero dei rapaci oltre alle onnipresenti poiane. Al Parco attorno al Castello di Miramare ritroverete tutte le specie comuni dei boschi nostrani, più un significativo numero di uccelli acquatici e marini nella parte antistante di mare: almeno due tipi di gabbiano (reale e comune), sterne come la sterna comune ed il beccapesci, cormorani e marangoni dal ciuffo (sì, spesso quelli che si vedono ovunque in mare e che ogni tanto condividono con noi d'estate i toc' o toč sono marangoni dal ciuffo, non cormorani) e d'inverno altri uccelli ittiofagi come svassi e strolaghe. Sono più di trenta specie quelle menzionate, visibili quasi senza sforzo se non quello di una minima passeggiata in luoghi conosciutissimi: una complessità interessante che rispecchia un territorio ricco di (bio)diversità. A Trieste gavemo el mar e anca el Carso, usiamo ripetere ossessivamente: oltre che per variare tra nuotatina e scampagnata (o per alternare civa e sardoni) perché non riconoscere, godere di, appassionarsi a questa diversità anche dal punto di vista dell'osservazione della natura?