Cosa serve per iniziare a praticare birdwatching?
Gabbiano comune |
Per praticare il birdwatching ci sono solo due cose davvero fondamentali che contano come attrezzatura:
- una guida affidabile, cioé un libro che descriva le specie frequentate nella zona di riferimento con immagini e descrizioni di comportamento, habitat e così via. Lo standard al momento è rappresentato dalla "Guida degli uccelli d'Europa, Nord Africa e Vicino Oriente", di Svensson, Mullarney e Zetterstrom (anche conosciuta col nome che l'ha resa celebre nel mondo anglofono, "la Collins"). Potrebbe non essere la scelta più sensata cominciare dalla guida più completa del continente, ma dal mio punto di vista è fatta talmente bene da valerne la pena.
- un buon binocolo. Gli uccelli selvatici sono, per l'appunto, selvatici: al netto della temerarietà di alcune specie, tendenzialmente vi eviteranno e saranno praticamente sempre troppo lontani per affidare l'identificazione al solo occhio nudo. Purtroppo i prodotti di ottica di precisione tendono a costare (se siete appassionati di fotografia o anche solo se portate gli occhiali lo saprete) e i binocoli migliori hanno costi proibitivi: diffidate dai prodotti che costano poche decine di euro e non spendetene meno di un centinaio per il vostro primo binocolo. Vi risparmierete un pò di fastidi.
Il resto (cannocchiali, treppiedi, macchine fotografiche...) è opzionale, dipende da come si articolerà la vostra passione e non ne avete bisogno per iniziare. Se pensate di praticare durante una camminata nella natura, potrebbe valere la pena evitare i colori particolarmente sgargianti del tipico abbigliamento tecnico da escursione, ed attrezzarvi con gli accorgimenti e le comodità del caso (scarpe adatte, abbigliamento comodo stagionale e così via).
Ci sono altre tre "cose" di cui da un lato vi consiglio di armarvi, e dall'altro affermo che il birdwatching vi può aiutare a sviluppare. Si tratta di pazienza, attenzione al dettaglio e memoria. Pazienza perché, di certo, le specie più interessanti compariranno non appena avrete lasciato la zona. Attenzione al dettaglio perché il colore della testa, o della zampa, o una diversa intonazione nel canto potrebbero essere determinanti per una corretta identificazione. E la memoria, ovviamente, a rendervi i dettagli che imparerete accessibili: non avrete sempre con voi la guida, o il sito xeno-canto per i richiami.
Dove andare per iniziare a praticare birdwatching (a Trieste)?
Consiglio di cominciare con calma: passeggiate in zone alberate vicino a casa vostra focalizzandosi sulle specie più comuni.
Focalizzarsi sulle specie più comuni agli inizi serve a crearvi un riferimento. Per esempio, valutare le dimensioni di un animale in natura, e a distanza, non è una capacità scontata. Se conoscete bene delle specie comuni, potrete cominciare a destreggiarvi: "Era più grande di un passero, più piccolo di un piccione, all'incirca come un merlo, ma un piumaggio diverso". Questo non vale solo per le dimensioni: imparando a distinguere un merlo da uno storno, una cinciallegra da una cinciarella, un fringuello maschio da un fringuello femmina getterete le basi della vostra capacità di riconoscimento. Identificare una specie nuova è un pò come un processo diagnostico: si fanno ipotesi e si scartano. Avere dei riferimenti conosciuti da mettere alla prova e scartare è una capacità utilissima.
"Vicino a casa" può essere inteso letteralmente: il Carso è sempre dietro l'angolo dalle nostre parti ovviamente, ma anche in città ci sono diverse zone alberate interessanti, soprattutto se siete dei principianti convinti di non sapere distinguere un merlo da un passero (affermazione che di solito non è vera). Al Giardin Publico Muzio de Tommasini potete osservare merli, passeri, storni, pettirossi, fringuelli, cinciallegre e cinciarelle: specie comuni che potrete spesso osservare da vicino imparando a riconoscerne i tratti distintivi e, perché no, pure i richiami. Nei giardini cittadini o al margine delle aiuole capita di imbattersi in codirossi spazzacamino, ballerine bianche, verdoni, gazze. Al Bosco Farneto - o del Cacciatore, o Boschetto - potrete rimanere "in città" e osservare tutte queste specie ed altre ancora tipiche delle nostre zone boscose: varie specie di picchi, luì, capinere, colombacci, scriccioli, usignoli, rampichini, picchi muratori, ghiandaie e così via. In Val Rosandra (o sul Rilke) aggiungerete alle specie tipiche delle zone boscose ed alberate quelle della landa e delle rupi: passeri solitari, zigoli muciatti, occhiocotti, magari un falco pellegrino ad aumentare il numero dei rapaci oltre alle onnipresenti poiane. Al Parco attorno al Castello di Miramare ritroverete tutte le specie comuni dei boschi nostrani, più un significativo numero di uccelli acquatici e marini nella parte antistante di mare: almeno due tipi di gabbiano (reale e comune), sterne come la sterna comune ed il beccapesci, cormorani e marangoni dal ciuffo (sì, spesso quelli che si vedono ovunque in mare e che ogni tanto condividono con noi d'estate i toc' o toč sono marangoni dal ciuffo, non cormorani) e d'inverno altri uccelli ittiofagi come svassi e strolaghe. Sono più di trenta specie quelle menzionate, visibili quasi senza sforzo se non quello di una minima passeggiata in luoghi conosciutissimi: una complessità interessante che rispecchia un territorio ricco di (bio)diversità. A Trieste gavemo el mar e anca el Carso, usiamo ripetere ossessivamente: oltre che per variare tra nuotatina e scampagnata (o per alternare civa e sardoni) perché non riconoscere, godere di, appassionarsi a questa diversità anche dal punto di vista dell'osservazione della natura?
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